“Il fatto di considerare preziosa la vita, è quello di essere sicuri
che non ti perderai nulla. Tutto quello che è importante per te, tutto quello
che ti interessa, perseguilo e dimentica tutto il resto.”
Di quanto valesse la
pena vivere ne sapeva qualcosa Brittany Maynard, autrice di queste parole. Nel
Gennaio dello scorso anno, dopo una serie costante di dolori alla testa, le
viene diagnosticato all'età di soli 29 anni, un glioblastoma multiforme, ovvero
un cancro al cervello al quarto stadio, il quale le ha lasciato pochi mesi di
questa preziosa vita a cui tanto era legata.
Ed è proprio il
valore dell'esistenza a farla decidere di lasciare il mondo con la cosiddetta
“morte dolce”, ovvero la pratica di suicidio assistito tutelata dal Death
With Dignity Act che prevede la
prescrizione di farmaci letali per poter smettere di soffrire.
Brittany aveva
annunciato l'intenzione di suicidarsi all'inizio di ottobre, in un video
pubblicato sul proprio sito (www.thebrittanyfund.org), il quale è
diventato subito virale in tutto il web: vediamo una donna forte, consapevole
della sua scelta, la quale vuole scuotere le politiche americane su questo tema
cosi delicato, in quanto per poter morire con dignità, la donna ha dovuto
trasferirsi da San Francisco a Portland nell'Oregon, dove è ammessa
l'eutanasia,non presente in tutti gli stati dell'America.
“La cosa a cui
pensi quando sai di aver cosi poco tempo è tutto quello che hai da dire alle
persone che ami.”
Ed è cosi che
Brittany ha deciso di passare gli ultimi suoi giorni, circondata dai suoi cari:
il marito, la madre e la sua migliore amica, con i quali ha deciso di vivere
gli ultimi giorni, viaggiando, visitando quei posti che da sempre avrebbe
voluto scovare, e con i quali accanto ha lasciato il mondo il 2 novembre 2014.
Il caso di
Brittany ha sicuramente fatto il giro del mondo, riscontrando alcuni pareri
discordanti dalla stampa, dai commenti online di persone e soprattutto da
istituzioni come il Vaticano, che hanno tacciato la scelta di morire con
dignità da parte della donna come “riprovevole”.
In risposta a
queste dure parole la madre della donna, sul sito dell'associazione che si batte per il suicidio assistito, “Compassion
e Choises”, risponde a queste accuse affermando: “Le persone e le istituzioni che si sentono in diritto di giudicare
le scelte di Brittany mi feriscono e mi infliggono un dolore indicibile, ma non
mi dissuadono dall'appoggiare la scelta di mia figlia.”
Brittany non è
andata via in silenzio ma lo ha fatto lottando fino alla fine, facendo sentire
la sua voce e battendosi per far si che la sua storia non sia stata vana.
L'uomo in quanto essere umano ha il diritto di vivere e con tale diritto,
dovrebbe poter decidere liberamente come poter porre fine alla sua vita se neppure
le cure mediche o di qualsiasi altro tipo possano salvarlo.
Non c'è forse
maggior sollievo nel lasciare il mondo in assoluta pace e senza alcun dolore.
di Ilenia Attolico
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