Nell’ultimo
periodo i media stanno strumentalizzando sempre di più il discorso della
violenza nei videogames che, a detta loro, rende le persone violente ed inclini
ad atti violenti; ma le cose stanno davvero così?
L’emulazione
è un fenomeno che è sempre esistito, purtroppo, ma ora viene semplicemente
scaricata la colpa sui videogames i quali vengono ritenuti “il male” e la causa
di alcune situazioni spiacevoli.
In tanti
si ricorderanno del massacro della Columbine High School avvenuto nel 1999. In
questo caso due giovani studenti entrarono armati con fucili a pompa, ordigni
artigianali, coltelli e pistole; spararono agli studenti che trovarono in mensa
ed in biblioteca facendo un totale di 13 morti e 24 feriti. Il caso sconvolse
l’America in quanto questo massacro spaventò l’intera nazione facendo
riflettere su vari temi. La cosa su cui premettero maggiormente fù l’emulazione
degli studenti dei giochi violenti a cui giocavano. In particolare i due studenti
giocavano a Doom. Esso è senza dubbio un gioco molto violento, ma questo non
significa che chi ci gioca diventi per forza un killer spietato.
Il
mercato videoludico è pieno di giochi più o meno violenti, ormai il più citato
(diciamo pure il capro espiatorio dei media) è GTA. Non importa quale gioco
della serie di GTA, per i telegiornali è il male assoluto. È il gioco che vi fa
diventare per forza dei ladri di macchine, degli svaligiatori, dei killer. Si
perché, secondo i telegiornali, i
giornali, o alcuni siti di mala-informazione i videogiochi sono soggetti solo
ad emulazione.
Chi
scrive questi articoli solitamente non sa nulla del mondo videoludico, ma si
limita a demonizzare un qualcosa che per molti ragazzi è un passatempo
costruttivo.
Un altro
discorso che non regge è il fatto che l’emulazione esiste da sempre e non è,
quindi, un fenomeno nato con i videogames.
Per cui
non è giusto che si scarichi la colpa solo sui videogames. Ma, poi, perché si
deve vedere come un male la possibilità di immergersi in altre storie, in altre
vite, in altri mondi?
di Paolo
Ravanini
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