“Annuncio ritardo”.
Quante volte sarà capitato a tutti di ripetere questo mantra insieme
alla voce registrata del dipendente di Trenitalia, quel mantra che
ormai risuona nella testa di chiunque viaggi in treno con una certa
regolarità. Perché sì, sono tanti gli studenti cosiddetti “fuori
sede”, ma sono tanti anche i pendolari che ogni giorno, o quasi, si
recano a Verona con i diversi mezzi di trasporto. Mezzi che,
diciamocelo, difficilmente offrono un servizio all’altezza di
quanto si paghi per riceverlo.
La
giornata tipica del pendolare inizia con una sveglia che suona sempre
troppo presto e con il primo dei tanti caffè. A parte qualche raro
fortunato che ha la stazione dei treni non troppo lontano da casa,
nella maggior parte dei casi lo studente deve prima compiere un
tragitto più o meno lungo in macchina oppure in autobus. E qui si
aggiungono altre problematiche. Nel caso dell’automobile, il
traffico, ma anche il parcheggio e la benzina, cioè ulteriori spese
di viaggio. Per quanto riguarda l’autobus, non parliamone. Pagare
un ulteriore abbonamento per avere a disposizione poche corse e in
orari “scomodi”, coincidenze mancate con i treni, ritardi e ...
decine di studenti delle scuole superiori schiacciati fra di loro che
sarebbe utile non dover “scavalcare” ogni volta per poter
scendere alla fermata giusta.
Finalmente, dopo varie
peripezie grazie alle quali sembra di essere già sveglio da ore, lo
studente pendolare attende fiducioso l’arrivo puntuale del suo
treno. Utopia! Perché è qui che entra in gioco il già citato motto
di Trenitalia, che si scusa addirittura per il disagio! Treni
cancellati, ritardi dai 10 ai 50 minuti, scioperi una volta al mese
circa, riscaldamento rotto a gennaio...ordinaria amministrazione.
Una volta arrivato a
Verona, il nostro amico pendolare, se inizia alle 8.30 come spesso
succede, deve fare del suo meglio per raggiungere l’Università, a
piedi o con il bus, cercando di non entrare a lezione già iniziata.
Da qui in poi la giornata si svolge regolarmente, tra una lezione e
l’altra, il pranzo, le chiacchiere e le risate con i compagni.
Inevitabile il “momento-invidia” nel sentire i “fuori sede”
organizzare la serata, l’aperitivo, la festicciola in appartamento,
ai quali non potrà partecipare perché ha sempre i tempi contati per
andare in stazione, prendere il treno, l’eventuale autobus e
arrivare a casa tra le 20 e le 21 la sera, se non più tardi. Ed è
in questo momento, arrivato a casa, che potrebbe addirittura
rifiutare gli eventuali inviti degli amici ad uscire, volendo solo
mangiare un boccone, andare in doccia ed infilarsi nel letto, perché
sa che la giornata successiva è alle porte. Con una sveglia che
suona sempre troppo presto.
di Greta Maffei
Nessun commento:
Posta un commento