Sulle
pagine dell'ultimo numero di PASS, avevamo dedicato ampio spazio alle
elezioni studentesche nel nostro Ateneo, per sottolineare
l'importanza del meccanismo democratico ed il valore della
partecipazione degli studenti nella scelta dei propri rappresentanti.
Chiunque
abbia prestato attenzione all'esito delle votazioni, avrà certamente
notato la scarsa affluenza alle urne: la fazione dell'astensionismo
si è dimostrata – ancora una volta – dominante. La percentuale
media dei votanti, sul totale degli aventi diritto, è stata del
12,92%. Poco più di uno studente su dieci.
"J'accuse...!",
titolava il quotidiano L'Aurore
il 13 Gennaio 1898: era la celebre lettera aperta di Émile Zola, che
denunciava una macchia
sulla guancia
della Repubblica francese. Lo scrittore definiva l'affaire
Dreyfus – un ufficiale dell'esercito condannato ingiustamente –
un "crimine sociale".
Sembrerà
un'esagerazione o un paragone estremo, ma anche l'astensionismo
potrebbe essere definito "crimine sociale". In questo caso
il delitto è stato perpetrato dagli stessi studenti, vittime e
oppressori. Svariati i moventi: scarsa conoscenza del sistema di
rappresentanza, disaffezione verso le istituzioni, qualunquismo.
Molti studenti sono anche lavoratori, hanno altri interessi e non si
sentono coinvolti nella vita universitaria. Il rischio, da questo
punto di vista, è che siamo proprio noi a svalutare il luogo del
Sapere per eccellenza, rendendolo un mero "diplomificio".
Mi iscrivo, seguo le lezioni, registro gli esami sul libretto e
ritiro il pezzo di
carta. Solamente un
servizio da sfruttare.
Si
rischia però di perdere un'opportunità enorme. Lo studente è allo
stesso tempo cittadino: anche l'università è una res
publica, fulcro
dell'educazione di uno stato e presupposto per il benessere futuro.
L'università è parte integrante della vita pubblica di un
cittadino, ed in quanto tale richiede interesse e partecipazione.
"Tanto non cambia niente", "Tanto fanno quello che
vogliono loro" sono luoghi comuni da bar di paese. Il
laissez-faire
– per citare un altro francesismo – è una dottrina economica,
che non può essere applicata in ambito civico. La storia lo
testimonia.
L'inversione
di rotta non è impossibile: la percentuale di affluenza alle urne di
Informatica e Biotecnologie – tripla e quadrupla rispetto agli
altri dipartimenti – è un dato che infonde speranza.
Se
mancano interesse e partecipazione attiva alla vita pubblica
(universitaria), rinunciamo ai nostri diritti e doveri fondamentali;
eppure la possibilità di contribuire è lì ad un passo. Uno Zola
dei giorni nostri avrebbe già lanciato le proprie accuse al torpore
degli studenti.
Giorgio
Gaber – per concludere con un ultima citazione – in una celebre
canzone offriva invece un consiglio: "Libertà
è partecipazione".
di Alessandro Bonfante
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