Cari lettori,
questo mese abbiamo deciso di
dare ampio spazio alle imminenti elezioni studentesche, che, tra non molto,
coinvolgeranno il nostro Ateneo.
Guardando i dati dell'affluenza
delle tornate elettorali passate, risulta evidente che sono pochi gli studenti
ad esserne a conoscenza o, comunque, a decidere di partecipare al voto ( circa
il 12% nel 2010 e il 10% nel 2013).
Le motivazioni che stanno alla
base di questa tendenza sono molteplici. Dalla carenza di una pubblicità
adeguata ad una mancanza di conoscenza e di interesse degli studenti nei
confronti degli organi di rappresentanza studentesca.
Il meccanismo democratico si
incentra sul principio di rappresentanza degli interessi del corpo elettorale.
Ogni singolo elettore nel momento in cui pone nell'urna la sua scelta, di fatto
delega qualcun altro a governare i propri interessi. Attraverso il voto, si
esercita il potere di incidere sull'indirizzo dell'organo elettivo e di
contribuire alla scelta dei suoi componenti, facendo pendere l'ago della
bilancia per questa o per quella fazione. E' chiaro, a questo punto, che
laddove la partecipazione elettorale sia scarsa, l'organo elettivo risulterà
privato della sua vocazione primaria: rappresentare l'interesse generale, o,
per meglio dire, maggioritario.
Ogni decisione presa al suo
interno sarà espressione della volontà dei più (degli studenti nel nostro caso)
o rappresenterà la volontà di una minoranza?
E' un vero problema di democrazia
rappresentativa. La scarsa fiducia nel sistema elettorale, oggi riguarda grandi
parti della società. E' una disaffezione dilagante che trova il suo perno nel
comune sentimento di impotenza e di incredulità in un cambiamento troppo spesso
evocato, ma quasi mai realizzato. Per questo l'astensionismo va ascoltato e
compreso. Non è dovuto ad una cieca fiducia nelle istituzioni e nella
democrazia, tale da poter equiparare il non voto al principio giuridico del
silenzio-assenso, ma molto spesso è un silenzio-dissenso. E' segno di sfiducia
di incomunicabilità.
Ma tornando all'Università, tre
sono le liste che questo dicembre si propongono per rappresentare il corpo
studentesco negli organi maggiori. Ognuna di esse si pone come un contenitore
di idee diverse sull'Università. Votare per l'una o per un'altra o per nessuna
non è indifferente. Scegliere a chi dare il proprio voto, comporta l'importante
dovere di ponderare gli interessi di cui sono portatori i diversi soggetti e
verificare quali coincidono con i nostri e quali sono le nostre prerogative.
Siamo sicuri, dunque, di voler
consegnare in mano ad altri la nostra scelta? Siamo certi di non voler
partecipare, privandoci del potere di decidere tra le alternative in gioco la
migliore? Tagliarsi fuori dal procedimento democratico vuol dire divenire
ricettori passivi della volontà di altri. Significa vivere l'Università,
lasciando che le variazioni, gli stalli e le difficoltà ci passino accanto
senza poter dire la nostra.
Miriam Romano
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