E’ curioso come negli ultimi anni al nome
di Christopher Nolan, regista e sceneggiatore, sia accomunato il termine capolavoro. D’altro canto uno che è
riuscito a propinare Batman a chi il fumetto non lo digerisce nemmeno col
brioschi, che ha letteralmente masturbato cervelli col suo intricato Memento,
meravigliato con The Prestige e lasciato a bocca aperta con Inception, qualcosa
di molto buono dovrà pur avercelo. Pellicole che probabilmente non sono
capolavori assoluti, ma che riescono a imporsi come tali per chi le apprezza e
si fa trasportare.
Il 6 novembre è uscito in sala
Interstellar, ennesima sua opera da regista e sceneggiatore (assieme al
fratello Jonathan), e a ciò si è chiaramente inserita un’aspettativa elevatissima
da parte tanto dei sostenitori quanto dei detrattori, pronti a osannare o
affossare il racconto del viaggio interstellare che l’umanità deve compiere per
salvarsi dall’estinzione. C’è da dire che - e a scrivere è uno che se non frena
l’entusiasmo gli parte capolavoro!
facile facile - Interstellar è un gran bel film, ma no, non un’opera
imperdibile e perfetta. Di sicuro funziona, molto bene, e quindi pare
superficiale dirlo, ma non si può giudicarlo incasellandolo in Assoluta
Perfezione o Merda Inguardabile, orrenda tendenza questa, inscenata dietro a
certi filmaker ad opera di boriosi troll da tastiera.
Tornando al film, Interstellar è di sicuro
uno di quelli che, in un tempo in cui pare di aver già visto tutto per quanto
riguarda i temi fantascienza ed esplorazione spaziale, compie quel piccolo (e raro)
passo che ti lascia per un attimo incantato di fronte allo schermo. Un
intreccio di avventura, pathos ed emozioni, impreziosito però dalla stretta
collaborazione col famoso fisico teorico Kip Thorne, che ne da plausibilità e
verosimiglianza. Sì perché Nolan non lascia nulla al caso, e per quanto tratti
di Fanta –Scienza, la seconda caratteristica di questo genere narrativo, in
ambito di wormhole e blackhole, è supportata dai più moderni dati scientifici,
tanto che per la prima volta, al cinema, si ha la possibilità di vedere come
attualmente sono rappresentati tali fenomeni al limite dello scibile umano. Ed
è per questo forse che ci si aspetterebbe un certo tono dal film, invece
disilluso.
Si ha infatti che quanto più è calibrata la
parte scientifica della storia, tanto più Interstellar spinge sull’interiorità
umana, sull’universo di mente e cuore in crisi se una nullità come la singola
persona è persa nell’immensità del vuoto, posta davanti a scelte tangibili con
conseguenze inconcepibili. Una devianza, rispetto alle aspettative e/o premesse,
che crea riflessioni, dubbi e contrasti, portando a facili sentenze quali
Capolavoro o Schifezza.
Finché siete in tempo allora siete
caldamente invitati a godervi questo spettacolo nella sua migliore esposizione,
ovvero in sala. Vi spingerete nello spazio con un nodo alla gola, pensando ai
cari che vi lasciate alle spalle, esplorerete l’ignoto immersi nelle note del
talentuosissimo compositore Hans Zimmer, e affronterete le conseguenze della
relatività di Einstein scoprendo quanto potenti siano forze come la gravità e concetti quali il tempo e l’amore.
Poi rifletteretere, ci penserete su,
darete un giudizio.
di Davide Storti
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