Lasciami il tuo
sorriso che non ti verrà restituito e lasciami la tua anima che svanirà tra
bolle di sapone.
La
vita del tipico artista di strada ha conservato, nei secoli, un’aurea di magia,
fatta di incertezza e irrealtà. E’ come se l’artista di strada venisse da un
altro mondo, forse appunto proprio da quello della strada, la cui atmosfera
spesso è onirica, surreale e cinematografica.
Quando
gente come Antonio Carnemolla fa rivivere le piazze di numerose città, può
rubare, o meglio, regalare un sorriso in più alla gente
che lo circonda.
Antonio
è un artista di strada che ha cominciato il suo percorso nel 1998. Ha
raccontato la sua storia quasi come se scambiasse il ruolo di saltimbanco in
cantastorie.
La
vita del tipico artista di strada consiste nell’accontentarsi di poco portando
reciproco rispetto verso sé e gli altri. Soprattutto gli altri, nel proprio
pubblico ricco o povero, numeroso o scarso che varia ogni volta di luogo in
luogo. Ogni faccia nuova dev’essere accontentata.
Antonio
lungo tutta la sua esperienza ha imparato tanto, facendo la sua gavetta, anche
andando incontro a spettacoli che riuscivano poco. Insomma un po’ come tutti i
mestieri.
L’idea
di divenire saltimbanco è nata come una passione, trasformatasi successivamente
in vero e proprio lavoro. La scelta non è stata facile, come tutti pensano.
Il
suo stile lo definisce “gentleman juggler” ispirato a Kris Kremo, altro artista
di fama mondiale. L’ingrediente fondamentale per attirare la gente è
indubbiamente l’ironia: la gente ride per la spontaneità e i suoi spettacoli
portano con sé, sempre un’atmosfera poetica e sognante. Questa è una cosa,
però, che si trasmette senza programmare, “nel mio cappello trovo spesso
bigliettini, dove la gente mi ringrazia per aver regalato loro un sogno, di
aver cambiato la giornata, di aver trasmesso la felicità; e questo è qualcosa
di unico che non so descrivere”.
Insomma
il tipico artista di strada può esserci così sconosciuto, ma anche così caro.
La figura dell’artista di strada ci ha
sempre accompagnato fin dai tempi degli egiziani, evolvendosi fino a giorni
nostri; tuttavia la figura del saltimbanco classico è sempre più di rara
visibilità. I tempi cambiano, il progresso, la tecnologia, muta le cose
velocemente trasportando le persone e le loro abitudini in una visione della
vita diversa rispetto ad una volta; si resta travolti dal materialismo e si
pensa di più all’estetica e all’apparenza. Come ci pone l’accento Carnemolla, i
saltimbanchi veri e genuini sono solo ricordi.
Forse
purtroppo dovuto anche al fatto che qualcuno in particolare non li vuole più
fra i piedi.
La
situazione a Verona, da qualche anno è cambiata: la prima volta che ho messo
piede qui, un’orda di artisti di strada, dai mimi, alle statue e ai musicisti,
mi ha travolto.
Tuttavia
ora vi è un nuovo regolamento che sembra aver svuotato la città da qualsiasi
tipo di intrattenimento, dal meno elaborato e studiato, al più professionale. Lo
stesso Carnemolla ci racconta la sua esperienza.Verona è una bella città,
esteticamente suggestiva, l’ha scoperta per farci spettacoli di strada circa
l’autunno 2008. In Via Mazzini o di fronte l’Arena i sabati sera c’era un bel
passaggio di famiglie e bambini. Dopo tanta passione e fatica, è riuscito a
fare cerchi di centinaia di persone intrattenendoli fino ai trenta minuti,
regalando sogni e allegria. A Verona ha sempre lavorato bene, forse tra le
migliori città in cui un artista ha un ottimo riscontro nel cappello. Purtroppo
però, l’invasione di numerose statue e mendicanti ha fatto sì che l’Amministrazione
sovvertisse le regole, senza più dare la possibilità a nessuno. E’ stato messo
un regolamento rigido, valido per tutti. L’ordinanza è davvero negativa, non
c’è la possibilità di esibirsi con continuità e il talento non è riconosciuto.
Antonio
in tutto ha ricevuto tre multe, ma di certo una scena clamorosa l’ha commosso,
a tal punto da non fargli perdere la speranza: una di queste multe è stata
pagata da parte di tutto il pubblico, facendo una colletta proprio davanti ai
controlli e davanti ai suoi occhi increduli.
Insomma
le parole indispettite dell’assessore: “Bloccano i pedoni e chiedono denaro”,
non sembrano essere così veritiere per la gente. Il regolamento prevede la
riduzione di postazioni disponibili, la limitazione di giorni e di orari
durante la giornata. Insomma anche gli artisti sembrano dover iniziare a
“timbrare il cartellino”, perché anche l’occupazione del suolo pubblico deve
essere autorizzata e pagata.
Allora
forse è arrivato il momento che le statue umane correranno più veloci degli
agenti e che i mimi diventeranno anche sordi? Antonio Carnemolla risponde che
“a volte bisogna perdere i sogni per ritrovarli: a volte in un momento
inaspettato della nostra vita, ritroviamo delle speranze, dei sogni perduti
all’improvviso. Questo fa davvero capire di non perdere la forza d’animo, di
credere in quello che vogliamo concretizzare.”
di Irene Monge
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