Ebbene si, cari colleghi, non ci sono più scuse.
Se la ragione per la quale ancora si desiste dal prendere in
mano i libri e cominciare a studiare seriamente, si rifà all’insufficienza di
spazi disponibili aperti fino a tardi e dotati di wi-fi e al sovraffollamento
di quelli esistenti, grazie all’Esu di Verona non sarà più possibile utilizzare
questa scusa con se stessi e con gli altri, e toccherà mettere da parte telefilm
e giochini vari per iniziare a darsi latitanti agli svariati aperitivi con gli
amici.
Dal 31 ottobre 2014, infatti, a
seguito di una cerimonia di inaugurazione presenziata dal Ministro
dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini e della
benedizione del Mons. Giuseppe Zenti, vescovo di Verona, si sono aperte le
porte di tre nuovissime aule studio di varia capienza, accessibili tutti i
giorni festivi compresi dalle 8:00 alle 23:00 con l’Esucard, la Carta Esu per
l’Università (quella che si usa in mensa), presso il complesso di Corte
Maddalene, ubicato al termine di via Campofiore.
Le aule studio, situate al pianterreno di uno stabile del
Duecento - ex convento di altissimo valore
storico e culturale per la città -, fanno parte dell’importante
progetto di riqualificazione del quartiere Veronetta e sono parte integrante
della nuova residenza che l’Esu di Verona, grazie soprattutto al contributo
della Regione Veneto, ha messo a disposizione degli studenti.
L’intero plesso, oggetto di un’importante opera di
ristrutturazione e recupero, è funzionale oggi in tre ambiti distinti: oltre al
primo, al piano terra, rappresentato dalle aule studio, da una sala civica a
disposizione del quartiere e dalle ampie corti con giardino pubblico, vi è un secondo
ambito, costituito dai tre piani superiori dei due corpi dello stabile. Qui
trovano collocazione 116 posti letto, in stanze singole e doppie, e tre punti
ristoro (uno per piano). Un terzo ambito, ad uso foresteria, è destinato invece
a docenti e ricercatori italiani e stranieri, oltre che ad attività
istituzionali dell’Ente.
La bellezza ed il fascino della struttura, nella cui
ristrutturazione si è cercato di mantenere e valorizzare le componenti
architettoniche e decorazioni originali del XIII secolo, competono quindi con
l’elevata funzionalità degli spazi creati ad uso non esclusivo dei residenti ma
di tutti gli studenti dell’Ateneo.
Una funzionalità che purtroppo,
però, non viene completamente espressa da tutti i locali, in
particolare da quelli destinati al secondo ambito, e che quindi è oggetto di
lamentele da parte degli studenti cui l’alloggio è stato assegnato. La
questione interessa in particolare i locali destinati ai cosiddetti punti
ristoro, stanze fornite di cucina, frigoriferi e tavoli che, di fatto,
dovrebbero garantire agli studenti la preparazione e la consumazione di
(almeno) due pasti al giorno, vista la presenza della mensa universitaria e la
qualifica di idonei beneficiari di borsa di studio (che prevede un pasto
gratuito al giorno) della totalità dei residenti.
Difficile immaginare però come le ridotte dimensioni dei
detti locali e del mobilio fornito possano soddisfare le esigenze dei ragazzi,
in maggioranza fuori sede, costretti a dividersi in trenta i quattro fuochi, i
due frigoriferi e i cinque metri quadrati scarsi forniti: immediate sono state
infatti le lamentele e le iniziative intraprese, portate avanti anche grazie al
sostegno dell’Udu, l’Unione degli universitari, subito mosso a sostegno dei
diritti degli studenti.
Dopo un primo agguerrito approccio, la situazione sembra
essersi stabilizzata all’indomani di un incontro tra gli studenti e il
Direttore dell’Esu di Verona, Gabriele
Verza, nel quale la pronta disponibilità di entrambe le parti ha portato al
raggiungimento di un accordo che, nel doveroso rispetto di tutte le norme di
legge in materia di sicurezza e di uso dei locali, si pone come compromesso
accettabile e grazie al quale l’Esu si impegna a fornire agli studenti
ulteriori elettrodomestici e mobili per cucinare, custodire e consumare il cibo
negli spazi al pianterreno, prima pensati come spazio relax.
Un primo mese, quindi, di
analisi e verifica di un progetto che, partito nel dicembre 2009, oggi
restituisce alla città un pezzo di storia importantissimo, meravigliosa sintesi
tra antico e moderno, funzionale (work in
progress) e architettonicamente bella.
Ma il valore più
grande di Corte Maddalene è quello di porsi, grazie alla sua riqualificazione e
trasformazione in residenza universitaria, in una bellissima evoluzione
orientata verso il futuro e verso i giovani studenti, risorsa fondamentale
grazie alla quale l’Ente e la Regione saranno in grado di riqualificare un
quartiere problematico e di trasformarlo come da progetto
in una vera “cittadella della cultura”.
di Francesca Cantone
Nessun commento:
Posta un commento